quanto silêncio é preciso
para fazer um poema?
o silêncio da solidão e das portas,
da
imaginação, do mundo,
do
vento, das águas e dos gatos
o
silêncio do branco
muito
barulho para nada
silêncio,
silêncio, o silêncio
e
algumas palavras
quanto
silenzio c’è bisogno per fare un poema?
il
silenzio della solitudine e delle porte,
dell’imaginazione,
del mondo,
del
vento, delle acque e dei gatti
il
silenzio del bianco
molto
rumore per niente
silenzio,
silenzio, il silenzio
e
alcune parole
In:
“Caminantes”, di Cristiane Grando
Tradutrice:
Vera Lúcia Grando
in
memoriam
vejo-te
no céu, meu pai
anjo
de asas frágeis
vejo-te
no rio, meu pai
água-vento
que me banha num sonho mágico
vejo-te
em meu caminho, querido pai
condor
que voa sobre o mundo
que
olha tua criança sobre a neve
fulgurante
in memoriam
ti vedo in cielo, padre mio
angelo con le ale fragili
ti vedo in fiume, padre mio
acqua-vento che mi bagna in un sogno magico
ti vedo in mezzo del cammino, caro papá
condore che vola sopra il mondo
che guarda tua bambina sulla neve
fulgente
In:
“Caminantes”, di Cristiane Grando
Tradutrice:
Vera Lúcia Grando
Cristiane
Grando
fluxus
Tradutrice: Vera Lúcia
Grando
pensi
da
carne, ossame, sangue?
no
sono
il vento, la pioggia, il fuoco, il nulla
dalle
volte
è
buono sentire la fame
per
solo dopo morire
di
nostalgia
il
mio ultimo poema:
insopportabile
la perfezione del godere
sangue
vedo
solo il sangue
e
la pioggia
a
che serve l’introspezione?
a
che serve vedere l’oscuro?
mi
ama, ma non mi guarda
fino
in fondo
cogli
occhi torvi
mancano
le mani
siccome
in mondo
ormai
non ci fossero
ne
un padre
ne
un dio
scrivere
può essere un atto d’amore
ma
anche un suicidio
delle
parole
qualcuno
canta al di lá
qualcuno
canta nei miei uditi sordi
nausea
io
che sembro morta
della
vita e del silenzio
scrivo
per essere
perchè
ci sto
e
ancora corre
il
rosso della vita
scrivo
in flusso dinamico di stelle
nella
camera ormai oscura
per
non vedere le lettere
guardare
solo per guardare
la
perfezione
é
infernale Il caldo del corpo a sudare sotto i vestiti
io
so l’angoscia di Virginia Woolf
e
degli ormoni di Donna
che
esplodono simili ai vulcani.
ho
paura dei terremoti
sono
figlia dei movimenti che abitano da sempre
nel
mio paesaggio
ho
giammai scritto tanto a un solo tempo
forse
sono sistemata per il mensaggio in cifra
domani
capirò le frustazioni d’oggi
simili
a tu, Carlos,
capisci
solo
nel momento
tue
parole e figli del passato
che
carezza, leggerezza e peso
portano
le parole e i figli
i
quali verrano
un
giorno
poeta-scultore-di-silenzi
e pietre
che
dolce e amaro
sopportano
I fonemi ed I versi
la
morte e il suo doppio vengono
le
seduzioni ed i misteri
maremortemare
la
morte viene
la
morte che abita in me
la
morte ed i suoi echi
vorrei
tanto essere uomo
e
forse così
potessi
essere di meno
morte
abbandono
è il mio nome
il
mio essere gestito dal tempo
le
cicatrici in faccia
molte
di più delle rughe
le
cicatrici nel viso
in
cui il mondo batte
e
sbatte e sbatte
uguali
il vento alle finestre
di
una casa abbandonata
scrivo
siccome
un solo grido
nella
notte
scrivo,
scrivo e scrivo
energia
oscura del moltiversi
pluriverseggiasi
la notte
e
fa notte ancora di piú
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